A 85 anni esatti dalla nascita della Rivista Italiana di Geopolitica a cura dei Proff. Massi e Roletto, di Trieste, città’ di frontiera, il libro di Enrico Verga, anche lui di frontiera, ma a Como, costituisce una tappa importante per gli appassionati della materia. Articolato su capitoli monotematici, strutturati in un suo brillante commento con lo stile graffiante e ironico che lo caratterizza, seguito da uno o piu’ casi storici e da un contributo di un esperto, il libro e’ piacevole da leggersi senza perdere in profondita’ e precisione di contenuti. Evita anche le recenti derive umanistico-sociologiche cosi’ amate in Italia, per radicarsi nei principi fondanti dell’analisi organica dei fattori critici, Sogni, Soldi e Sangue, che caratterizzano la Geopolitica classica. Ricordandone brevemente gli spunti salienti, i primi due capitoli riassumono i temi di morfologia geografica e di ricchezze naturali, su cui e’ nata la Geopolitica di fine ‘800. Fulminanti nella loro completezza esplicativa i casi presentati su l’Afghanistan, vera palestra geopolitica dell’Asia centrale, lo Heartland di Halford Mackinder, sulla prima guerra di Crimea, sulla guerra Boera e sul crollo dell’Impero Ottomano, grande elemento di stabilita’ insieme a quello Austroungarico, cancellati entrambi a ridosso e nel corso della prima guerra mondiale. Innovativo e perno dell’attuale conflittualita’ geopolitica il capitolo su Energia, petrolio e litio, ricchissimo di dati e scenari critici per il nostro futuro. Molto significativi i casi del fracking USA, che ha reso quel Paese indipendente dalle tradizionali aree produttrici di idrocarburi, e delle batterie al litio, crocevia strategico fondamentale per attuare le scelte green volute da Europa, totalmente dipendenti dall’accessibilita’ a fonti di litio tutte non europee. Conseguentemente data la criticita’ delle linee di approvvigionamento energetico e delle materie prime, Verga sottolinea l’importanza della Logistica, competenza professionale che mi ha portato alla Geopolitica. I due casi storici riguardano qui Suez, alla cui costruzione gli inglesi avevano offerto all’Italia di collaborare, come testimonia il museo-abitazione del barone Rivoltella a Trieste, e la regione dell’Oceano Indiano, i cui porti piu’ strategici sono già’ in mano ai cinesi. Ricordiamo che la Logistica marittima e il controllo degli stretti sono alla base della visione strategica britannica, copiata poi dagli USA. Circa la penetrazione della Cina nella portualita’ mondiale, le testimonianze sono ormai molteplici in Europa, in Sudamerica, Peru’ e Argentina: anch’io ne ho scritto piu’ volte. Quanto mai attuali i due successivi capitoli sulla tecnologia e la sovranita’ digitale. Chiaramente i Paesi ricchi e in crisi demografica o combattono per procura, e Verga dedica a questo fenomeno un capitolo, o vanno verso l’automazione delle operazioni con droni, esoscheletri e robot, come nel realistico film di fantascienza ma non tanto, Terminator. Con riferimento al libro della Zuboff sul “Capitalismo della sorveglianza”, per la sovranita’ digitale si presentano i casi del progressivo dominio digitale della Cina in Africa e degli USA in Europa, inutilmente a mio avviso trincerata nella regolamentazione di cose che non produce come AI. Devastante e incisiva la descrizione del degrado delle Democrazie nel capitolo ad esse dedicate, stritolate tra il complesso militare-industriale che ne assorbe risorse enormi ed acquisisce potere crescente, evasione fiscale massiccia verso i paradisi del riciclaggio e corruzione crescente. I casi di Jersey e della Compagnia delle Indie sono molto emblematici di queste pericolose tendenze delle democrazie ricche. Attualissimo come la guerra in Ucraina il capitolo sulle guerre proxy, o per procura, combattute da singoli Paesi per conto degli USA e i casi della guerra Iraq/Iran paragonabile alla nostra guerra di trincea del 15-18, con due potenziali nemici che si massacravano a vicenda, e poi ancora piu’ vicina a noi quello della Georgia, spinta da Bush verso la NATO, ci illustrano molto bene questa strategia angloamericana. Infine Verga non nasconde le magagne del suo mestiere e dei media, profondamente cambiati negli ultimi vent’anni con la diffusione di Internet e dei social e il conseguente crollo di lettori e pubblicita’. Un problema crescente di disinformazione che allontana ulteriormente le persone per la non attendibilita’ delle notizie diffuse. Personalmente ho divorato questo libro gia’ in volo e poi ripassato con tranquillita’. Va ricordata anche l’introduzione di Angelo Deiana, che focalizza con chiarezza il rapporto tra geopolitica e mercati finanziari a crescente livello di rischio. La Geopolitica, di cui in Argentina trovi riviste economiche nelle edicole, da noi e’ stata rifiutata dalla cultura gramscianamente egemone come figlia di autoritarismi e imperialismi. I pochi cultori, in assenza anche dell’Accademia, si sono spesso rifugiati in linguaggi da iniziati. Enrico Verga ha cercato una sintesi che non tradisse i principi fondanti ma che adottasse un linguaggio fresco e stimolante. A me ricorda molto le opere di Peter Hopkins, che tanto hanno contribuito a diffondere il pensiero geopolitico. Impagabili i riferimenti poetici in apertura e chiusura del libro. Come lui stesso dice e’ un inizio e sono sicuro che questo libro avra’ successo e lo incoraggera’ a trattare altre storie presenti e a costruire scenari futuri, aiutando tutti noi a capire meglio come va il mondo.
Importante tappa per la geopolitica italiana: GEOPOLITICA E FINANZA GLOBALE di Enrico Verga
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