E’ piuttosto singolare che l’impresa, le organizzazioni in cui trascorriamo la gran parte della nostra vita, il management su cui si pubblicano migliaia di discutibili riflessioni e metodologie di lavoro, non siano frequenti ambienti di vita per i narratori, gli scrittori di romanzi, per non parlare dei giornalisti. Nei romanzi, ma anche al cinema, gli ambienti sono tinello-bagno-cucina, viaggi esotici, improbabili dimore di classe o villaggi diseredati, mai un’azienda, mai una vita di imprenditore. Tante volte ho avuto la tentazione di scriverne io stesso, ma mi sentivo vincolato dal riserbo su un mondo che vivevo giorno e notte. Faceva eccezione negli anni dello sviluppo l’entourage Olivettiano, colto per definizione, da cui la narrativa di Paolo Volponi. Perciò mi ha sorpreso e ne voglio parlare ai miei 44 lettori, il primo romanzo di una scrittrice italiana, Lucia Fanelli, che si intitola ‘Immune e Impune’, che non solo ambienta un giallo intrigante in ambiente imprenditoriale e manageriale, ma lo costruisce con sapienza consulenziale, è il suo mestiere, e da ingegnere mancato. Era ora dopo tante chiacchere su mondi marginali nelle nostre vite, che qualcuno affrontasse le ‘maschere e pugnali’ della vita delle famiglie imprenditoriali, anche di quelle più famose e i mille conflitti delle organizzazioni, sia pure con un taglio letterario leggero e avvincente tipico di un giallo in un ambiente ricco.
Ci imbattiamo in un personaggio, l’imprenditore, proprietario di una società di consulenza di tipo internazionale, in cui riconosciamo le mille sfaccettature e contraddizioni dell’uomo che si è fatto da solo, eroe della cultura americana, nemico del popppolo da noi, che attraversa immune un Covid e un tentativo di avvelenamento domestico, sul quale indagano ispettori più anglosassoni che italiani, da cui si snodano svariate piste di possibili indiziati con diversi moventi , tra i familiari, gli amici, i collaboratori della sua impresa. La lettura e l’intrigo sono piacevoli e le sorprese non mancano, ma quello che più colpisce è la descrizione del tipo di lavoro di consulenza di management, che mai si trova nella narrativa italiana. Con leggerezza di tocco e mai con noia entriamo nei meandri quasi ossessivi ma efficientissimi dei meccanismi organizzativi e delle personalità umane forgiate dai sistemi industrializzati di accumulo di conoscenze. Questo per la vita dei collaboratori e le loro possibili motivazioni omicide. Ma parallelamente si descrivono i meccanismi perversi della famiglia dell’imprenditore, i comportamenti di madre , moglie, amanti, amici professionali, così frequenti nelle imprese famigliari, che abbiamo vissuto mille volte nella vita di consulenti. E non solo nelle PMI, ma anche nelle grandi e grandissime imprese.
Tutto questo fa di ‘Immune e Impune’ un Bildungsroman, da utilizzare nei corsi di formazione manageriale, per vivacizzare e provocare discussioni, che spesso si trascinano su casi ben lontani dalla nostra cultura., e che dicono poco ai giovani. Mi sono permesso di parlarne, no l’ho mai fatto nel blog, perchè ,oltre a divertirmi, la lettura mi ha fatto pensare a quanto tutto ciò non sia nelle scuole di base, nè all’Università in corsi che si definiscono gestionali, nè nelle scuole aziendali che non sono mai riuscite a creare cultura di impresa viva nel nostro Paese, a fronte di una cultura egemonica anti-impresa, che tratta gli imprenditori da ladri e i manager da servi. Non resta che leggerlo.